Le ragioni del successo

Nato nel 1984 negli Stati Uniti, il modello del search fund si è sviluppato negli ultimi 30 anni principalmente nel Nord America e, solo di recente, ha iniziato a prendere piede in Europa. In quanto fenomeno recente, i search fund sono studiati e monitorati dalle maggiori Business School del mondo; secondo la Stanford Graduate School of Business (clicca qui per l’analisi), mediamente i search fund hanno generato un rendimento medio annuo per gli investitori (IRR) del 36,7%.

La logica di fondo dei search fund è molto semplice: essa unisce infatti il classico modello del private equity – acquisizione di aziende con l’obiettivo di rivenderle realizzando una plusvalenza – con alcuni aspetti del mondo dell'imprenditoria, creando così un modello collaborativo innovativo di "acquisizioni imprenditoriali", in grado di generare rendimenti superiori sia per gli investitori che per gli imprenditori.

Ovviamente il search fund non è un asset class esente da rischi, ma le caratteristiche peculiari del modello rendono questo tipo di investimenti meno aleatori rispetto ad altre iniziative simili:

  • A causa delle dimensioni tipiche delle aziende oggetto di ricerca (tra 5 e 30 milioni di Euro di fatturato e tra 1,5 e 5 milioni di Euro di EBITDA), queste sono tipicamente al di fuori del radar dei fondi di private equity. Questo significa minore concorrenza da parte di potenziali acquirenti e la conseguente possibilità di pagare multipli più ragionevoli;

  • La divisione dell’investimento in due fasi (ricerca e acquisizione) e il fatto che l’ammontare dell’initial search capital sia ridotto rispetto all’acquisition capital, consentono all’investitore di valutare sia la capacità del promotore durante il periodo di ricerca, sia i risultati e le caratteristiche della società target prima di decidere se investire nella stessa;

  • Le caratteristiche della società target (PMI solida, con un business consolidato, ricavi ricorrenti e redditività stabile) consentono al promotore una fase di “inserimento” nella quale poter osservare e comprendere le peculiarità del business dall’interno e progettare il piano di crescita, senza necessità di prendere decisioni vitali durante i primi mesi successivi all’acquisizione;

  • Dal momento che l’acquisizione ha ad oggetto aziende avviate le possibilità di successo di un search fund sono considerevoli e, in ogni caso, molto più alte rispetto all’avvio di una società da zero (start-up) o all’acquisizione di una società che non presenti le caratteristiche di solidità ricercate per un’operazione del genere;

  • Il modello collaborativo unisce l’energia e la passione dell’imprenditore con l’esperienza di un gruppo di investitori di primo livello, che fungono da guide e consulenti;

  • C’è un fortissimo allineamento di interessi tra investitori e promotore: infatti, quest’ultimo riceve la maggior parte del suo compenso sotto forma di quote societarie, attribuite nel tempo condizionatamente all’avverarsi di determinati eventi / raggiungimento di risultati. Durante la fase di ricerca il promotore ha uno stipendio sotto il livello di mercato.

Per approfondire l’argomento, si consiglia la lettura di “Search Funds – What has made them work” di Rob Johnson, 2014, IESE Business School (clicca qui per l’articolo completo).

SEARCH FUND ITALIA è un’iniziativa volta alla diffusione dei search fund in Italia

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